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Brindisi-Attentato: Confermata l’esistenza di complici ma ancora nessun nome

 

L’attentato alla scuola Morvillo-Falcone in cui il 19 maggio scorso perse la vita un’adolescente, Melissa Bassi, e in cui rimasero ferite gravemente altre 5 studentesse (mentre per un’ultima ragazza, il cui udito ha subito un grave abbassamento, tarda ancora ad arrivare il supporto economico per le cure mediche), nonostante la messe di tanti particolari emersi dal giorno dell’arresto di Giovanni Vantaggiato, al momento l’unico reo confesso, rimane con un grosso punto interrogativo: il movente.

E’ anche quanto il PM Milto De Nozza, titolare delle indagini insieme agli altri procuratori di Lecce, ha confermato a Notte Criminale ieri.

Intanto il PM smentisce la notizia, riportata da tutti i quotidiani e anche dalla nostra testata lo scorso 15 luglio, subito dopo l’uscita dell'”Ansa”, che Cosimo Parato, già vittima di Vantaggiato per un attentato del febbraio 2008, avrebbe fatto il nome di un complice. Lo stesso giorno a distanza di qualche ora, solo “Libero” e un’altra agenzia, “Adnkronos”, avevano riportato le dichiarazioni dell’avvocato di Parato in cui la notizia veniva smentita; notizia che nessuno ha ripreso. Notte Criminale ha atteso la veridicità della stessa da fonti più certe e ora la riportiamo completando e allo stesso tempo rettificando quanto pubblicato.
Questo tuttavia non significa che non esiste un complice: «I sospetti restano», conferma De Nozza, e quindi le stesse indagini vanno verso questa pista, anche perché sempre dal giorno dell’interrogatorio di Parato sono emersi i legami poco chiari tra i due che stringono in un unico vortice l’attentato all’istituto, quello che Vantaggiato ha commesso ai danni di Parato nel 2008 e la seconda denuncia (un’altra avvenne poi sempre nel 2008) che la moglie dell’attentatore, Giuseppina Marchello, titolare della ditta “Marchello Carburanti Sas” di Copertino aveva già sporto nel 2007. Due denunce dunque e in mezzo un attentato al “socio” in affari.
Quello che è chiaro è ormai il motivo senza più senso, per cui Vantaggiato continua a ripetere la sua versione all’attentato alla scuola commesso “per reazione alla truffa subita”. La dinamica dei loro rapporti fa capire, infatti, come il commerciante di Copertino abbia cercato in tutti i modi di liberarsi della minaccia rappresentata da Parato.
Secondo quanto emerso e riportato dalla stampa locale, tra i due esisteva un preciso accordo su come gestire una parte di fornitura in nero di carburante, parte che Vantaggiato sacrificava dalle forniture di altre commesse per rivenderla in nero appunto. Il ricavato di questa parte o quella parte in più al litro che emergeva veniva divisa tra i due. A fine 2007, tramite la ditta della moglie,Giovanni Vantaggiato inventa la storia della truffa subita da parte di Cosimo Parato, da cui poi scaturirà il processo finito il 19 aprile, un mese prima della bomba, con la condanna di Parato.
Una settimana dopo l’attentato, la ditta Marchello sporge una nuova denuncia (visto che l’attentato al socio non aveva sortito il risultato sperato, ndr). De Nozza non smentisce le dinamiche riportate, anche se non ha potuto fornire ovviamente i particolari emersi dall’interrogatorio a Parato. Altro elemento che Notte Criminale ha voluto chiarire è la storia dell’incendio avvenuta presso il laboratorio della Polizia scientifica di Brindisi dove si custodivano i reperti dell’attentato e di altri reati.

De Nozza conferma che l’incendio è avvenuto casualmente per la presenza comunque non ingente di nitrato di cellulosa, ma non ha saputo spiegare il motivo per cui tale notizia è stata data con una settimana di ritardo alla stampa. «Non sono rari questi episodi all’interno dei laboratori proprio per la presenza di questi elementi esplosivi» dice.
Altra notizia smentita è quella che dava per certo il prossimo interrogatorio alla moglie di Vantaggiato, Giuseppina Marchello. «Al momento non se ne ravvisa la necessità» risponde De Nozza alla nostra domanda.
Gli elementi fondamentali che risolverebbero forse il caso sono dunque due: il movente (e va da sé il collegamento tra i due attentati, sul cui filo comune la Procura continua a indagare), che ha determinato nella scuola Morvillo-Falcone l’obiettivo dell’attentatore, e l’esistenza di un complice, altro elemento cui si crede fortemente.

La presenza di questa terza persona, o di più persone, avrebbe determinato la rottura dei rapporti tra i due “soci” in affari e le conseguenti azioni tra denunce e bombe.
Ricordiamo, infatti, sin dalla richiesta di arresto presentata dalla Procura come l’eventuale presenza di complici era già emersa dal primo interrogatorio a Vantaggiato.
E’ un caso al contrario questo dove troppi elementi sembrano sganciati tra di loro eppure uniti nella stessa finalità criminale.
Articolo pubblicato su Notte Criminale il 24/07/12

Attentato Brindisi: il nome del complice e altre storie

Il 19 maggio scorso sembra un secolo già. Sembra un secolo per le parole usate e ora modificate o derubricate: da attentato a omicidio o al massimo scuola- bomber, il passo è breve e il gesto rimane quello isolato di un folle arrabbiato col mondo.

E invece no. Cosimo Parato, vittima di Vantaggiato nel 2008 e, allo stesso tempo, a sua volta, carnefice per una truffa comminata all’azienda di famiglia, avrebbe rilasciato indicazioni dettagliate sul complice che avrebbe aiutato Giovanni Vantaggiato a realizzare l’ordigno scoppiato lo scorso 19 maggio dinanzi all’Istituto Morvillo-Falcone di Brindisi.

Così riferisce l’Ansa dopo l’interrogatorio cui Parato è stato sottoposto venerdì scorso dal pm di Brindisi Milto de Nozza, il quale non aveva negato senza però confermarlo ufficialmente, a Notte Criminale, un collegamento specifico fra l’attentato alla scuola Morvillo-Falcone e il tentato omicidio a Parato nel febbraio del 2008. (qui l’articolo di riferimento)
Ora gli investigatori cercheranno sicuramente gli eventuali riscontri alle sue affermazioni. Vantaggiato, in carcere con l’accusa di strage con finalità terroristiche (notitia criminis confermata contro il ricorso della difesa), come già era emerso dai sospetti affiorati durante i primi interrogatori, non sarebbe l’unica firma di quella bomba maledetta.
Parato al pm avrebbe anche fatto riferimento ai propri rapporti d’affari con l’azienda di proprietà della famiglia Vantaggiato che – a suo dire – avrebbe avuto anche legami, nell’ambito delle forniture di carburante, con Mesagne, città delle studentesse ferite.
Quanto alla presunta truffa da 343 mila euro da lui commessa e che secondo Vantaggiato sarebbe il movente della strage di Brindisi, Parato si è detto estraneo a qualsiasi ipotesi fraudolenta, non negando infine di aver in passato gestito insieme con Vantaggiato operazioni non del tutto regolari.
E no, dunque, alla facile definizione di “folle attentatore”, anche per un altro episodio avvenuto il 2 luglio scorso (riportato da Notte Criminale) presso il laboratorio scientifico che custodisce reperti di reati fra cui anche quelli raccolti dall’attentato alla scuola Morvillo-Falcone.

Al momento si sa soltanto che l’incendio è stato accidentale e mentre aspettiamo che ci confermino questa causa (la notizia dell’incendio è stata data alla stampa soltanto una settimana dopo l’evento effettivo), i misteri si accumulano e la verità, ossia il movente, che ha mosso probabilmente più mani, ancora non si riesce nemmeno lontanamente a decifrare.
Secondo quanto affermato da Parato, e riportato poi dalla testata locale Brindisi Report, «Giovanni Vantaggiato avrebbe per lungo tempo ricavato scorte in nero di gasolio da riscaldamento, scaricando nelle caldaie degli edifici pubblici quantitativi inferiori a quelli stabiliti dai contratti. Le quote di carburante sottratte finiva poi in un circuito di vendita parallelo.» Una sorta di accordo con truffa dunque quello che avrebbe legato i due Parato-Vantaggiato, ormai terminato, fra cui spunta un terzo uomo legato all’attentato Morvillo-Falcone.
Sembra una scia lunga quella che porta alla risoluzione di questo attentato che aveva, a quanto si evince dai nuovi dettagli, insito in sé un piano organizzato e ben motivato.
Articolo Pubblicato su Notte Criminale il 15/07/12

Attentato Brindisi: nuova accusa di tentato omicidio. Ci sarà un unico processo.

Ieri, 5 luglio, un altro colpo è arrivato al bomber di Copertino reo confesso dell’esplosione avvenuta davanti la scuola di Via Galati a Brindisi.

Vantaggiato, dopo il respingimento al ricorso presentato dal difensore, Franco Orlando, sull’esclusione dell’aggravante per finalità terroristiche e sull’attenuazione della misura cautelare, ora è anche stato raggiunto dalla notifica di arresto per il reato di tentato omicidio pluri-aggravato di Cosimo Parato. Un tentativo di omicidio avvenuto il 24 febbraio del 2008 a Torre S. Susanna, attrezzando una bomba su due ruote fatta brillare nel condominio di via Panarese, dove Parato risiede.

 Vantaggiato si trova in isolamento in una cella del braccio femminile del carcere di Borgo San Nicola nel capoluogo salentino. Il provvedimento è stato firmato dal giudice delle indagini preliminari del tribunale di Brindisi. Tra le altre accuse a suo carico anche tutti quei reati connessi alla detenzione, al trasporto e all’uso di materiale esplosivo.
Mentre la vicenda rimane sulle scrivanie della procura antimafia di Lecce senza spostarsi, come era  nell’intenzione della difesa, le implicazioni che riguardano l’ex preside dell’istituto Morvillo-Falcone, interrogato nei giorni scorsi, rimangono avvolte nel mistero. Durante l’interrogatorio, confida una fonte attendibile, non sarebbero emersi elementi che possano far pensare a un collegamento con l’attentato del 19 maggio scorso, ma nessuna certezza vi è in questo senso.
Il Professor Rampino è stato riabilitato al ruolo precedente l’attentato in un luogo diverso dall’Istituto Morvillo-Falcone, direttamente dall’Ufficio provinciale scolastico.
L’attentato a Cosimo Parato del 2008 rimane pertanto un filone importante delle indagini di cui è titolare il sostituto procuratore Milto De Nozza, insieme al procuratore di Lecce Cataldo Motta. De Nozza risponde così a una nostra domanda: «Lo status dell’arte delle cose fa pensare a una probabile unificazione dei due capi d’imputazione che verrebbero discussi in un unico processo».

La vicenda del 2008 era già materia d’indagine nei mesi precedenti l’attentato del 19 maggio, vicenda per cui era stata disposta l’archiviazione poiché i fatti emersi dalle carte non erano sufficienti a far emergere l’identità del colpevole. Dopo la bomba esplosa davanti la scuola, tuttavia, le indagini anche di quell’attentato avevano ripreso il loro corso fino alla confessione di Vantaggiato sul tentato omicidio verso Parato.
Per ora il collegamento tra i due fatti, con un unico campo di preparazione, l’uliveto di Contrada Conigli a Nardò (Lecce), sembra caratterizzare questa storia che tutti credevano così semplice all’inizio: un reo confesso e una motivazione (che invece tutt’ora non è ancora emersa e le indagini fanno escludere quella sino a qui evocata dal bomber). Una storia che però ha delle vittime: la morte in un caso (la studentessa Melissa Bassi)  e ferimenti e paure negli altri, le cinque ragazze coinvolte senza senso con una preparazione certosina e una tecnica appresa in Germania.
Intanto proprio nei primi giorni di questo mese africano sono arrivati i 200 mila euro che la Regione Puglia aveva messo a disposizione immediatamente dopo l’attentato. Fondi gestiti dal Comune di Mesagne. Un supporto economico da suddividere tra le famiglie colpite per affrontare le spese mediche: i primi 10 mila euro sono stati già bonificati per le cure di Sabrina, Selena, Vanessa, Veronica e Azzurra. Al momento solo le ultime due sono ancora ricoverate in ospedale.
Intanto l’immagine di un uomo che agisce per pura reazione si è sbiadita e le vere ragioni di quest’atto che ha scosso l’Italia e che sembra già dal Paese stesso rimosso devono ancora emergere.
Articolo pubblicato su Notte Criminale il 6/07/12

Brindisi: sei in tutto gli ordigni ritrovati nel terreno di proprietà del padre di Vantaggiato

Un vecchio uliveto al riparo da curiosità e dicerie Contrada Conigli a Nardò in provincia di Lecce. E’ il luogo dove il reo confesso attentatore Giovanni Vantaggiato avrebbe preparato quel sabato di morte: un uliveto di proprietà del padre.

Luoghi che non immagini mai si possano leggere sulle pagine di cronaca o di attualità perché relegati solitamente a realtà che nessun tipo di società digitale o fisica contiene. Troppo spartana troppo uguale a se stessa e per questo preziosa per certi obiettivi. Vantaggiato avrebbe prima fatto delle prove con tre delle sei bombole trovate li come resti inermi.
Una mossa molto falsa per essere l’attento killer che viene descritto da giorni sommando dichiarazioni e confessioni alle piste sparse che si evincono dagli eventi. I resti di bombole di GPL squarciati dalle esplosioni di prova, due bombole di gas e una sub già innescate con esplosivo all’interno e innesco elettrico, ed alcuni contenitori di polvere detonante. Altre tre bombole invece sono state trovate integre e già innescate del tutto identiche a quelle usate per l’attentato del 19 maggio mattina davanti alla scuola Morvillo-Falcone.
A completare il kit di morte mancavano solo gli interruttori che il comando a distanza avrebbe poi attivato. Tanto “arsenale” sembra quasi voler significare che nei progetti dell’attentatore l’esplosione che il 19 maggio scorso ha investito le studentesse della scuola Morvillo Falcone di Brindisi, uccidendo Melissa Bassie ferito altre cinque ragazze, doveva avere un effetto più devastante. Oppure l’intenzione di preparare qualche altra azione “dimostrativa”.

Secondo le parole del difensore, Franco Orlando, Vantaggiato dei sei ordigni ne avrebbe preparati solo tre perché non entravano tutti nel bidone usato per trasportare l’ordigno micidiale e collocarlo all’ingresso della scuola dove lo ha fatto esplodere. Vantaggiato, che è in carcere dal 7 giugno con l’accusa di strage, avrebbe così riferito al suo difensore nel corso di un paio di ore di colloquio.
Intanto l’uomo oggi ha ribadito: «non volevo fare nessun altro attentato» ma solo un «gesto dimostrativo». Sempre parlando in carcere con il suo avvocato, Vantaggiato avrebbe anche escluso l’esistenza di bambole di pezza da usare come manichini per le prove di esplosione (ieri ne sono state trovate tre nell’uliveto) sostenendo che si tratta invece solo di stracci.
Gli inquirenti davanti a loro hanno uno scenario tutt’altro che semplice in cui indagare ed è necessario ricordare qui che spesso quando manca il vero movente le indagini poi prendono strade senza uscita.
Intanto in settimana il difensore dell’imprenditore presenterà ricorso contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Ines Casciaro. Il ricorso dovrebbe riguardare l’aggravante della finalità terroristica contestata a Vantaggiato in relazione al reato di strage in concorso con altre persone.

In virtù di questa aggravante, la competenza dell’inchiesta sull’attentato è stata spostata dalla procura di Brindisi a quella Distrettuale antimafia di Lecce.
Se così non fosse, e dunque se il Tribunale del Riesame dovesse decidere che non sussistono o sono insufficienti gli elementi per contestare quel tipo di aggravante, l’inchiesta tornerebbe alla Procura di Brindisi.
Sembra l’incastro infinito di geografie questo, incastro in cui le vittime purtroppo hanno trovato un loro posto.
Articolo pubblicato su Notte Criminale il 14/06/12

Attentato Brindisi: il colpevole per tutti, il colpevole di tutti?

 

Il presunto attentatore Giovanni Vantaggiato «nasconde un complice e forse anche un committente». Il Procuratore De Nozza a Notte Criminale «si sta indagando anche sui precedenti attentati che lo hanno visto coinvolto ma è ancora tutto da verificare»

L’ uomo arrestato mercoledì 6 giugno per l’attentato avvenuto a Brindisi presso l’istituto scolastico Morvillo-Falcone del 19 maggio scorso è ancora sotto torchio. Molti i dettagli e le prove a suo carico ma il movente continua a non convincere
Quel sabato di un anno scolastico quasi al termine, trasformatosi in una mattinata di sangue e fogli sparsi, ha avuto una parziale rivincita: la voglia di giustizia se non altro si è placata e tutti a casa. Tutti meno i genitori di Melissa Bassi (la studentessa vittima di quel feroce gesto) ai quali certo non sarà restituita; né il terrore e le ferite delle cinque ragazze coinvolte sono ancora rientrati o riemarginati.

 Per l’ex benzinaio di Cupertino, che già alcuni titoli strillano e definiscono come l’”uomo delle bombe”, è arrivato il decreto di fermo firmato dal Procuratore della Repubblica Cataldo Motta e i sostituti procuratori De Nozza e Cataldi(documento-fonte La Repubblica.it, decreto nella foto)
. I punti essenziali dell’inchiesta che hanno portato a questo risultato sono riassunti nella confessione che l’imprenditore in pensione e a quanto pare ricco possidente ha fatto agli inquirenti: la fabbricazione dell’ordigno, l’averlo trasportato e posizionato dinanzi alla scuola, l’aver pigiato il tasto del telecomando per farlo esplodere.
 Secondo quanto riportato nel fermo, “in sede d’interrogatorio Vantaggiato ha ammesso la sua diretta partecipazione all’azione criminale, ma non ha voluto indicarne il movente”. Inoltre l’uomo, recita sempre il fermo, ha assunto un atteggiamento, «tendente ad occultare il concorso di altri nonostante si sia lasciato sfuggire durante l’interrogatorio l’uso del plurale con riferimento al trasporto e alla collocazione del bidone con l’ordigno esplosivo.»
 Da questo gli inquirenti ritengono che ci sia «il coinvolgimento di altri» e presumibilmente «l’esistenza di un committente». Gli elementi che hanno portato al fermo ben prima della confessione sono tre: le due auto nella disponibilità dell’uomo, che sono state viste nelle vicinanze della scuola la sera prima e il giorno stesso dell’attentato; il cassonetto usato per nascondere le bombole, del tipo usato da alcune amministrazioni salentine per la raccolta dei rifiuti; infine il rischio di reazioni pubbliche che il presunto attentatore potrebbe correre.
 L’ultimo indizio a suo carico è la telefonata intercettata fra Vantaggiato e la moglie quando, prima dell’arresto, gli inquirenti andarono a parlare con lui presso il deposito di carburanti dove lavorava. L’uomo perentoriamente ordinava alla moglie di far sparire la Punto bianca ripresa nel filmato, mentre la donna le ripeteva inutilmente che non era possibile. La tesi della vendetta privata perde mano a mano colore e forza anche perché l’uomo risulta essere il proprietario di diversi appezzamenti di terreno, sparsi fra Copertino e i paesi limitrofi, come di appartamenti, negozi proprio a Copertino e di una barca pagata negli anni ’90 oltre un miliardo di lire. (Fonte Brindisi Report).
Non sembra dunque plausibile che il mancato riconoscimento economico ottenuto solo, a suo dire, parzialmente possa essere considerato un movente concreto fino a compiere un gesto così definitivo e forte. Vantaggiato non ha più la fortuna imprenditoriale di una volta ma la sua vita non ha subito grandi scossoni a livello economico. L’uomo ha un nome comune nel Brindisino e importante in tempi di contrabbando di sigarette e armi, tempi in cui perse la vita il boss Sante Vantaggiato.

Come ha dichiarato il dottor De Nozza «rivolgersi al mondo locale ed extra territoriale della criminalità organizzata era un atto dovuto considerando l’impostazione iniziale delle indagini, ma poi i fatti hanno vista altra piega» e proprio per questo i PM hanno ritenuto di dover sentire il collaboratore di giustizia Ercole Penna arrestato nel 2010 e considerato un pentito di spessore per la direzione distrettuale antimafia di Lecce. Ne parla in dettaglio Mara Chiarelli nel suo libro “Sacra Corona Unita – I camaleonti della Criminalità italiana” (Editori Internazionali Riuniti, 2012).
Il dottor De Nozza ha espressamente chiarito però che non vi sono collegamenti con organizzazioni criminali o di altro tipo. « I fatti che si riferiscono al 2008 e al 2011 – continua De Nozza – e che vedono Vantaggiato coinvolto in reati contro un pregiudicato sono in corso di verifica». Secondo il quotidiano on line Brindisi Report, l’uomo risulta essere un gran conoscitore di esplosivi per aver fatto gavetta in Germania nella realizzazione di detonatori elettronici e telecomandi. Infine i precedenti: un attentato esplosivo nel 2008 e due incendi nel 2011, tutti, come riportano le fonti ANSA, rivolti verso un unico uomo, Cosimo Parato di Torre Santa Susanna, terra del Clan Bruno.
La vittima aveva precedenti penali per truffa. Un uomo tutt’altro che sprovveduto dunque Vantaggiato e che, a detta degli inquirenti, sta coprendo qualcuno. Fermo nell’individuare gli obiettivi e nel preparare le situazioni pre e post attentati da solo o con il concorso con altri, come il decreto di fermo attesta chiaramente.

Brindisi: per l’attentato del 19 maggio un fermo.

 

Secondo quanto apprende l’ANSA, è stato fermato dalla polizia il presunto responsabile dell’attentato alla scuola “Morvillo Falcone di Brindisi” avvenuto il 19 maggio scorso, nel quale morì la studentessa Melissa Bassi ed altre ragazze rimasero ferite.

Un interrogatorio durato circa 6 ore. I dettagli anagrafici già circolanti insieme al nome, che preferiamo ancora non fare qui per lasciare prima il passo alle certezze giudiziarie e non rischiare di rovinare inutilmente la vita di una persona, rimanderebbe a un 68 enne di Copertino in provincia di Lecce gestore di un benzinaio.
Il filmato che ritrae l’uomo misterioso tuttavia non sembra riporti somiglianze con l’ultimo sospettato, ma le immagini non sono chiare. La pista della vendetta privata prenderebbe piede insomma e l’unico collegamento, stando quanto anche appena rivelato dal corrispondente del TGR Puglia per “Chi l’ha Visto” , Vito Giannulo, sarebbe quello riferito al Preside della scuola Angelo Rampino che nel 2003 patteggiò una condanna per molestie sessuali.
Un unico collegamento che gli inquirenti ancora non confermano e che faranno molto probabilmente con la conferenza stampa di domani mattina come la testata locale Brindisi Report informa dal suo sito.
 I media questa volta non hanno perso il senno. Aspettiamo ciò che gli inquirenti affermeranno con più certezza.