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Pasolini una verità tutta da scrivere (Paese Sera Novembre 2011)

La sparizione di alcune pagine di Petrolio, pubblicato da Einaudi 19 anni dopo la morte di Pier Paolo Pasolini, e in particolare del famoso capitolo 21, di cui si conosce solo il titolo, Lampi sull’Eni, e poco altro. Intorno, la mano di alcuni apparati deviati dello Stato e tante verità che cercano di coprirne una sola: quella ancora non scritta su quella tragica notte tra il primo e il 2 novembre del 1975.

E’ questa, in sintesi, la tesi del film inchiesta Pasolini, la verità nascosta di Federico Bruno, le cui riprese sono ancora in corso a Roma. Una tesi che ha dei chiari punti in comune con quella che ha spinto l’avvocato Stefano Maccioni e la criminologa Simona Ruffini a chiedere nel 2009 una nuova apertura delle indagini sull’omicidio di Pasolini. «A partire dagli anni Settanta c’è stata un’evidente e non confessata censura verso gli autori più politicizzati – sottolinea Bruno – per non parlare del vuoto culturale di tutti questi anni e la mancanza di strutture idonee alla diffusione dell’arte cinematografica. Ora però abbiamo a disposizione una serie quasi infinita di storie e misteri da raccontare».

Il film, scritto diretto e prodotto dal regista, esplora gli ultimi dieci mesi di vita di Pasolini, tra le località che lo videro impegnato a realizzare film, scritti e collaborazioni. Il castello di Chia (Viterbo), Sabaudia, Roma ma anche Francoforte, Parigi, Stoccolma: sono le location utilizzate da Federico e la sua giovane troupe per raccontare mesi intensi e raminghi in cui il poeta si stava dedicando alla scrittura di Petrolio che, nelle intenzioni, doveva rappresentare la summa di tutta la sua opera.Paese Sera ha seguito la troupe per una giornata intera, a Roma, quella in cui si sono girate le scene dell’incontro fra lo scrittore e il giovane Pino Pelosi, l’accenno al furto delle pizze del film Salò o le 120 giornate di Sodoma (in base alle ultime rivelazioni di Pelosi) e la discussione fra i due all’uscita da un’osteria, che dà la cifra del rapporto intenso che li legava. Tutte sequenze ricostruite in base al racconto dello stesso Pelosi: una fiducia totale nel regista ha infatti scalfito la diffidenza del ragazzo-cinquantenne, che dal 2005 ha cominciato a rivelare, pur ritrattandole a volte, parti di verità.

Pasolini, la verità nascosta si struttura come una fiction che ha per protagonisti una studentessa spagnola (l’attrice Eva Basteiro-Bertoli) e un giornalista tedesco (Gideon Bachman) che interpreta se stesso. Un film “diviso”, nell’ambientazione e nell’estetica: in bianco e nero la parte rivolta a quel 1975; a colori quella che vede Eva indagare, per la sua ricerca, sull’omicidio avvenuto all’Idroscalo di Ostia 36 anni fa. Fondamentale, poi, la scelta dei protagonisti “storici”, che dovevano essere il più possibile somiglianti a quelli veri. A impersonare Pasolini è l’attore teatrale Alberto Testone, forte di un valido curriculum alle spalle e di una somiglianza impressionante. «Iniziare a interpretare Pier Paolo a teatro e poi al cinema – afferma Testone – mi ha fatto quasi sentire investito di un ruolo sociale, consapevole dell’importanza che quest’uomo rappresentava per la cultura e la storia di questo Paese. Le origini di borgata romana come quella da cui provengo, il Tufello, mi danno la conoscenza e la giusta prospettiva per capire il mondo in cui si muoveva al tempo Pasolini».

Altro protagonista, fuori e dentro il film, è, come già accennato, Pino Pelosi che nell’ultimo processo, svoltosi nell’aprile del 1979, è stato condannato a 9 anni e 7 mesi per omicidio, con l’esclusione del concorso di ignoti. Pelosi giovane è interpretato da Fabio Maffei, anche lui proveniente dal teatro e molto somigliante al personaggio di cui deve vestire i panni: corpo minuto, movimenti e atteggiamenti che non sembrano studiati, ma naturali. Mentre per le scene ambientate nel presente è lo stesso Giuseppe Pelosi a interpretare se stesso. Nel cast figurano anche Cosimo Cinieri (Alberto Moravia), Fiorenza Tessari (Dacia Maraini), la soprano Lucia Aliberti (Maria Callas), Marcello Maietta (Ninetto Davoli). La musica sarà composta per il tema ricorrente dal musicista Guido Mazzon, cugino di Pasolini e anch’egli testimone di alcune vicende successive alla morte analizzate nel corso delle attuali indagini. «La titanica, sfaccettata figura di mio cugino – sottolinea Mazzon – va affrontata con candore, tenerezza e determinazione e con Federico ho trovato subito l’accordo». Che si è poi tradotto nella colonna sonora Loss of You e altre brevi composizioni, sospese in un ponte ideale fra memoria e pensieri.

Articolo pubblicato il 01/11/11 su Paese Sera (cartaceo)